Una città sostenibile per la salvaguardia dell’ambiente e contrastare le maree

CITTÁ SOSTENIBILE MAREE - La prima città galleggiante e totalmente sostenibile, dal nome di Oceanix Busan, verrà sovvenzionata dall'agenzia delle Nazioni Unite UN-Habitat che promuove l’urbanizzazione green e verrà costruita dall’azienda, proprietà di Samsung, Samoo Architect & Engineers, insieme allo studio d’architettura BIG. Saranno 15,5 acri iniziali pronti ad ospitare 12.000 persone, in tre piattaforme totalmente eco sostenibili.

Una scommessa contro l’innalzamento del mare

L’amministratore delegato di Oceanix nutre la speranza di poter espandere la propria città, per rendere meno vulnerabili tutte quelle popolazioni che rischiano grossi danni, a causa dell’innalzamento del livello del mare. “Oggi è una pietra miliare fondamentale per tutte le città costiere e le nazioni insulari in prima linea nell’ambito del cambiamento climatico”, ha affermato Philipp Hofmann, il quale tiene a cuore la propria mission, così come UN-Habitat e cerca di combattere questa enorme calamità naturale: “Le inondazioni stanno distruggendo infrastrutture per miliardi di dollari e costringendo milioni di rifugiati climatici a lasciare le loro case”.

Innovazione green e tanta speranza

La città riuscirà ad ospitare 12.000 persone inizialmente, 100.000 dopo l’espansione organica. Ci saranno quartieri con cibo autoprodotto, energia operativa continua con pannelli fotovoltaici ed un rivoluzionario sistema idrico. Non è soltanto una mission per la salvaguardia del mare: “senza un posto dove espandersi, la rapida crescita della popolazione urbana sta spingendo le persone più vicino all’acqua, portando i costi degli alloggi a livelli proibitivi e spingendo via le famiglie più povere”, continua Hofmann, dedito alla sua mission e a quella della sua azienda.

Articolo completo disponibile qui ->  Sta per nascere la prima città galleggiante al mondo.

Approvata la norma Salvamare

INQUINAMENTO MARE - Uno dei grandi problemi che l’uomo ha causato al nostro Pianeta, è l’inquinamento. A risentirne maggiormente sono le nostre fonti di acqua, mari, oceani, fiumi e laghi. Penso che sia capitato a tutti noi di trovarsi a nuotare in mezzo a plastiche e rifiuti di ogni tipo. Lo sa bene Gregorio Paltrinieri, nuotatore italiano pluripremiato e medagliato, campione sia in vasca che nelle competizioni in mare aperto.

Gregorio Paltrinieri lancia Dominate the water per sensibilizzare all'inquinamento del mare

 campione olimpico Gregorio Paltrinieri, emiliano classe 1994, ha recentemente rilasciato un’intervista a Lifegate, in cui ha risposto ad alcune domande sulla sua vita, la sua carriere e il problema dell’inquinamento in mare. Il nuotatore ha infatti dato vita ad una nuova competizione in mare aperto: Dominate the water. Si tratta di una competizione aperta a tutti che punta a sensibilizzare sul tema dell’inquinamento degli oceani. Vi riportiamo un estratto delle sue parole. 

Paltrinieri su Dominate the water 

Dominate the water nasce dalla volontà di salvaguardare l’ambiente, innanzitutto, e promuovere il nuoto in acque libere che in Italia è ancora sottosviluppato. Se ne parla poco, ma è uno sport stupendo che fa parte di tutte quelle attività che si possono svolgere all’aria aperta, a tu per tu con la natura. Qui abbiamo alcune delle spiagge più belle del mondo, dove organizzare gare per persone di ogni età e preparazione.

Viaggiando in diverse località, organizzatori e partecipanti avranno l’opportunità di promuovere la tutela di quei luoghi, di partecipare ad attività come la pulizia delle spiagge o la scoperta delle specie marine con i biologi, di unire l’impegno al divertimento. Avere spiagge pulite, un ambiente pulito, è un beneficio per tutti. È importante prendersi cura di ciò che ci sta intorno, altrimenti anche il turismo ne risente.

Le parole di Paltrinieri sulla sensibilità al ecosostenibilità

La sensibilità è cresciuta sicuramente, però nel caso dello sport ad alti livelli si tende a chiudere un occhio. Durante le gare in mare ci sono barche a motore che seguono i nuotatori per questioni di sicurezza, mentre questi ultimi devono fare dei rifornimenti: ciò comporta spesso il lancio di bottigliette in mare che non sempre vengono recuperate.

Proprio per queste ragioni, nelle gare di Dominate the water eviteremo l’uso di barche a motore, sostituendole con sup o canoe grazie alla scelta di circuiti più piccoli, e impiegheremo bicchieri di carta biodegradabile al posto di quelli di plastica.

Due anni fa ho seguito in barca la Capri-Napoli, non gareggiavo io ma degli amici, e il mare era in condizioni pessime in quell’occasione, pieno di plastica e sporcizia. Da una parte hai Capri, che è una delle mete più ambite al mondo, e dall’altra hai Napoli, che è una delle città più belle d’Italia, e nel mezzo trovi una marea di rifiuti. Vorrei davvero contribuire a cambiare le cose, e sensibilizzare un pubblico ampio può essere il primo passo.

Cosa si sta facendo a livello governativo

Paltrinieri ha lanciato il suo format. Non è il solo a muoversi. In Italia è passata in Senato la norma voluta da Sergio Costa, ex ministro dell'Ambiente. Si tratta della legge Salvamare e permette ai pescatori di sbarcare in porto la plastica che viene recuperata in mare durante le uscite di pesca. Una volta attraccati potranno infatti consegnarla alle autorità portuali che devono raccoglierla in apposite isole ecologiche e predisporla al riciclo. Si tratta di una svolta storica e ottima per il nostro mare e le nostre acque (la legge vale anche per laghi e fiumi). Fino ad oggi infatti i marinai che trasportavano plastica e rifiuti di ogni genere recuperati dalle reti erano costretti a ributtarli in acqua per non rischiare di essere processati e multati per trasporto illegale di rifiuti.

Dalla Cina la super batteria che si ricarica in 5 minuti

HAMID-REZA-KHOYI BATTERIA LITIO - Un team di ricercatori cinesi, guidati dalla University of Science and Technology of China, sono riusciti a creare una batteria capace di ricaricarsi al 60% in meno di 6 minuti. La scoperta è avvenuta grazie alla creazione di uno degli elettrodi che compongono le batterie, l’anodo, totalmente rinnovato dalla struttura interna. Questa è una scoperta che gioca sul futuro della mobilità elettrica.

Un nuovo anodo rivestito di rame

Le sfide giornaliere nel futuro della mobilità elettrica, basata soprattutto sulle nuove tecnologie delle batterie a litio, è oggi il campo scientifico più dibattuto, studiato e necessario.Gli anodi in grafite permettono il passaggio della corrente all’interno della batteria, lo spazio tra loro incide sull’efficienza. Gli studi sulle batterie a litio si basano quasi tutti sulle tecnologie degli elettrodi, formati da impasti non ordinati di grafite. Yao Hongbin dell’Università di Scienza e Tecnologia della Cina a Hefei hanno progettato una ricerca, pubblicata su Science Advancese. Le particelle dell’anodo sono state rivestite con grafite di rame e mescolate con nanofili di rame, per poi essere riscaldate, raffreddate e compresse.

Ricarica più veloce ma più costosa

“Nel nostro progetto, abbiamo strutturato l’intera densità dell’elettrodo, utilizzando una porosità maggiore nella parte superiore dell’anodo e una porosità inferiore nella parte inferiore”, ha spiegato Yao Hongbin. Il problema principale risulta il costo maggiore nei rivestimenti, per alcuni elementi fondamentalmente economici della batteria. Portare questo tipo di batterie a litio all’interno del mercato commerciale mondiale, tra automobili ad energia solare, elettriche o ibride, non è affatto facile.

Per leggere l’articolo completo ed avere maggiori informazioni sull’eccezionale scoperta, basta cliccare sul link seguente, Batterie al litio cariche al 60% in meno di 6 minuti: possibile secondo uno studio cinese.

Sion, la nuova automobile ad energia solare entro il 2023

AUTO ENERGIA RINNOVABILE - La tedesca Sono Motors annuncia una partnership con Valmet Automative. Ufficializzata la produzione di Sion, l’automobile ad energia solare. L’obiettivo è una produzione di 43.000 vetture per il 2023 ed un totale di 257.000 in sette anni. Il prezzo partirà dai 23.950 euro.

Innovazione tedesca e finlandese

In un futuro dove le automobili potranno circolare in città più ecosostenibili, ecco che compare Sion. I numeri di Sion saranno veramente assurdi. La rivoluzionaria automobile di Valmet Automative e Sono Motors monterà 456 semi-celle solari, con una batteria LFP da 54 kWh ed una autonomia di 112-245 km settimanali. Sion si potrà ricaricare fino a quattro volte in meno rispetto alle auto della stessa tipologia e grandezza.

Le parole del ceo di Valmet Automative

“Siamo pionieri nella produzione di veicoli elettrici dal 2009 e l’innovativo impianto a pannelli solari di Sion ci porterà al livello successivo con il primo veicolo completamente elettrico prodotto nello stabilimento di Uusikaupunki. Nell’industria auto in rapida evoluzione, Sono Motors è un esponente di spicco. Non vediamo l’ora di supportare Sono Motors nei suoi obiettivi di mobilità elettrica”. Queste le parole di Olaf Bongwald, ceo di Valmet Automative, che insieme a Laurin Hahn, ceo e founder di Sono Motors, promettono un cambiamento radicale all’interno del mercato delle auto elettriche e dell’energia rinnovabile per i prossimi anni.

Per maggiori approfondimenti leggere l’articolo completo al link seguente, L'auto a pannelli solari di Sono Motors trova un alleato.

Metodi per rendere le città più ecosostenibili

CITTÀ FORESTA – I cambiamenti climatici stanno influenzando il nostro Pianeta sotto più punti di vista. A farne le spese e a sentirne maggiormente il peso al momento è la biodiversità e tutte le specie che abitano questa Terra. Cosa stiamo facendo per rimediare a questo problema? I motivi che hanno innescato i cambiamenti climatici sono molteplici e non è possibile se non addirittura irrealistico pensare di poter isolare una sola causa. Possiamo però renderci conto di quali sono il maggior numero di problematiche possibili e intervenire per risolverle.

Città foresta: come un problema può diventare una soluzione

Uno degli elementi più critici per i cambiamenti climatici sono proprio le nostre città e i centri urbani, specialmente quelli di grande estensione. Studi dimostrano come le città contribuiscono all’emergenza climatica producendo il 70% alle emissioni globali di CO2. Non solo, sono responsabili anche del consumo dei tre quarti delle risorse naturali. 

Le grandi menti geniali sono state però in grado di rendere la causa, una delle soluzione per andare a risolvere il problema generale. Si tratta dell’idea e della realizzazione delle vere e proprie città foresta, dove abitazioni e verde coesistono e che permettono di salvaguardare la biodiversità. Il pioniere del concetto delle foreste urbane è sicuramente lo studio Stefano Boeri architetti. Il progetto più famoso e noto è il Bosco verticale realizzato a Milano.

Dai boschi verticali alle città foresta

Stefano Boeri è partito con i boschi verticali, ma questa soluzione sta già avendo una sua evoluzione. Si tratta delle città foresta. Lo scopo, o meglio la speranza, è quella di andare a dare un contributo ancora maggiore alla riduzione degli effetti inquinanti di una città. In questi progetti la vegetazione non costituisce un “accessorio” o un “abbellimento”, ma è un vero e proprio elemento costitutivo della città. 

“Portare le foreste in città o creare vere e proprie città foresta, significa da un lato combattere il nemico sul suo stesso terreno, dall’altro che la stessa anidride carbonica viene trasformata in fertilizzante per nutrire le piante”. 

È quanto afferma Boeri stesso. La vegetazione viene integrata all’interno del sistema urbano in maniera studiata. Gli architetti la posizionano tenendo conto dell’aspetto architettonico e funzionale, in modo che sia efficace ed efficiente allo stesso tempo. Diventa una sorta di adempimento del detto “unire l’utile al dilettevole”. La presenza della vegetazione nelle città foreste porta ad un miglioramento della qualità e ad un abbassamento della temperatura dell’aria. Inoltre contribuisce a dare vita ad un vero e proprio ecosistema naturale.

Un murales mangia smog

Le città foresta però non sono l’unico mezzo che è stato messo in atto per rendere le città più ecosostenibili. Nella città di Napoli, in Italia, infatti è stato realizzato un murale capace di assorbire ogni giorno lo smog equivalente a quello prodotto da 79 auto. L’opera che ha preso vita dall’idea dell’artista Zed1 è realizzata attraverso l’uso di una vernice inventata in Italia e porta il nome di Airlite. Il processo di attivazione avviene grazie all’entrata in contatto del materiale con la luce dando origine ad un processo dal nome fotocatalisi che trasforma gli agenti inquinanti in molecole di sale. In pratica i minerali contenuti nella vernice, reagiscono con acqua, ossigeno e la luce solare. La reazione porta alla combinazione di questi elementi con le sostanze inquinanti che vengono poi trasformate in molecole di vari sali che si fissano sulla parete. 

Il murale è stato promosso dalle B Corp italiane e porta il nome di #UnlockTheChange, lo stesso utilizzato per la campagna lanciata per diffondere una trasformazione verso modelli di business sostenibili. Anche la zona scelta per la sua realizzazione non è un caso. Infatti si tratta di una scuola media del quartiere Fuorigrotta, che ha subito gravi conseguenze dell’inquinamento industriale nel recente passato. LEGGI ANCHE ---> Le certificazioni B Corporations: due esempi italiani

The Athletic sbarca sul New York Times

THE ATHLETIC – La pandemia da Covid-19 ha costretto numerose competizioni all’annullamento o al rinvio. Non si sono salvate neppure le Olimpiadi estive di Tokyo che hanno subito lo slittamento di un anno, tenendosi così nel 2021 e non nel 202, come da calendario. I rimandi però hanno fatto sì che nel giro di due anni il Mondo potesse vivere un agglomerato di gare internazionali. Lo spirito sportivo sembra essere incrementato e sono state miliardi le persone a unirsi sui divani di casa per tifare e soffrire con i propri portacolori. Ma la stampa come racconta lo sport?[

La storia di The Athletic

Nel 2015 due dipendenti dell’app di fitness Strava non riescono a trovare un solo giornale sportivo che secondo loro abbia la giusta qualità. Per questo, come racconta Francesco Oggiano:

“decidono di fare un prodotto inedito. Queste sono le caratteristiche che definiscono da subito: niente titoli clickbait, solo storie e reportage di altissima qualità, scritti da firme sportive con un seguito personale di fan preesistente. Completano il format di successo editoriale la scelta di non avere pubblicità e di avere impostato un modello basato sugli abbonamenti: circa 9 dollari al mese per leggere tutto”.

Il giornalista italiano lo riporta nella sua newsletter, insieme a tutto il percorso che compiono Alex Mather e Adam Hansmann per dare vita al loro progetto: The Athletic.

Un sogno che diventa realtà

Quando iniziano la loro avventura con The Athletic, Mather e Hansmann hanno tre obiettivi, sia per il breve che per il lungo termine. Dal 2016 (anno della prima pubblicazione del giornale) al gennaio 2022 sono già riusciti a portarli a termine già due. Infatti nella loro mente The Athletic doveva spopolare nel Regno Unito, essere comprato dal New York Times e diventare “il Netflix dello sport”. Nel giro di 5 anni il sito ha raggiunto 1.2 milioni di iscritti, che hanno permesso di arrivare a 80 milioni di fatturato e l’assunzione di 600 dipendenti.

Ma la notizia di cui si parla in questi giorni è l’acquisizione da parte del New York Times. La testata americana ha infatti acquistato l’ormai sito di sport più completo al Mondo, per 500 milioni di dollari. L’accordo prevede che i due fondatori, Alex Mather e Adam Hansmann, continueranno a guidare l’azienda rispettivamente come direttore generale e co-presidente e direttore operativo e co-presidente.

Nella sua newsletter Digital Journalism, Francesco Oggiano, commenta così l’operazione di acquisto.

«Durante la pandemia, arrivano gli squali, che vogliono giustamente accaparrarsi il sito e i suoi abbonati. Ma a vincere è il New York Times, che sborsa mezzo miliardo. Credo sia l’acquisizione più grande della storia del Times, dopo quella del Boston Globe nel 1993 (1 miliardo di dollari, ma finì malissimo…). L’accordo ha senso. Il Nyt ha 1 miliardo di dollari cash. Durante tutta la pandemia ha fatto una serie di acquisizioni più piccole (es: Audm, Serial, HelloSociety, ecc.). Ha 7,6 milioni di abbonamenti digitali totali, e punta ad arrivare a 10 milioni entro il 2025. Con l’acquisizione del The Athletic e dei suoi 1,3 milioni di abbonati, il Nyt è arrivato già a 9 milioni e si prepara a raggiungere anzitempo l’obiettivo di 10 milioni. I due startupper rimarranno dentro The Athletic e il sito rimarrà separato dal Times editorialmente».LEGGI ANCHE ---> Ferrari e Velas Network AG, la partnership per gli NFT

Nasce Peas, l'app con cui Matteo Ward fa parlare i tuoi vestiti

PEAS MATTEO WARD - Se i tuoi vestiti potessero parlare? Non so se lo sai ma è possibile grazie a Peas-Product environmental accountability system, un’app innovativa che integra tracciabilità e gamification. P.E.A.S – Product Environmental Accountability System il webinar di Matteo Ward

Il 31 gennaio 2022 si è tenuto P.E.A.S – Product Environmental Accountability System. Nel corso del webinar è stato presentato il primo sistema intelligente in grado di unire tracciabilità sociale e ambientale alla gamification. Con Peas ambiente, sostenibilità e gioco si incontrano. 

Pea, nata dall’idea di Matteo Ward è una tecnologia che vuole rendere accessibili tutte le informazioni che riguardano i capi di abbigliamento che si trovano già nel nostro armadio o che vogliamo acquistare. In particolar modo ci dà accesso alle informazioni relative all’impatto ambientale del capo che vogliamo tracciare e anche come verrà ammortizzato nel tempo. Il tutto è permesso da un algoritmo a cui accediamo tramite un'app mobile. Matteo Ward ha dichiarato di aver pensato a Peas dopo aver saputo che in media un vestito viene buttato dopo averlo indossato per sole 7 volte. Ciò, unito ad altri importanti dati, fa capire quanto strada ancora ci sia da fare sul tema sostenibilità nella vita quotidiana. 

Le parole di Matteo Ward e gli altri relatori di Peas

“La si può definire innovazione solo quando è sostenibile e impatta positivamente sulle persone, sulla comunità e sul nostro ambiente”, afferma Mohamed Deramchi, ceo e founder di WWG.

“Ogni secondo l’equivalente di un camion carico di vestiti viene bruciato o gettato in discarica. I problemi sociali e ambientali causati dall’industria della moda derivano dal fatto che noi tutti siamo stati indotti a disconnetterci emotivamente dai capi che compriamo”, dichiara Matteo Ward, ceo di WRÅD e ideatore di P.E.A.S.

“Da molto tempo Regione Lombardia sta lavorando su una strategia di sviluppo sostenibile per raggiungere gli obiettivi dell’agenda 2030. Ad oggi sono stati finanziati 17 progetti tra cui, appunto, P.E.A.S.”, afferma la Dott.ssa Negroni di Regione Lombardia.

“Tutti da anni ci ricordiamo dell’importanza di amare i nostri vestiti e di viverli a lungo per avere un impatto positivo sull’ambiente. Da questa necessità nasce l’idea di creare P.E.A.S, un ‘gioco intelligente’ per contrastare in modo innovativo la sovrapproduzione e sovraconsumo di vestiti”, conclude Ward.

“Dai risultati della nostra ricerca scientifica sulle cause della non sostenibilità del sistema moda e lusso emerge come sia impossibile raggiungere gli obiettivi di sostenibilità di lungo termine senza il contributo attivo di tutti gli attori coinvolti. Pensare che la responsabilità del cambiamento sia in capo ad un determinato soggetto della filiera moda è sbagliato e potenzialmente anche controproducente”, afferma Alessandro Brun, professore del Politecnico di Milano.

E Fausto Chiappa, ceo di 1TruedID, continua: “Dopo aver studiato e analizzato cosa offriva il settore e quali tra le blockchain esistenti si adattava alle nostre esigenze, abbiamo deciso di creare una nostra blockchain: pubblica, economica e a basso consumo energetico”.LEGGI ANCHE ---> Nft e criptovalute tra NBA e calcio

Ferrari e Velas Network AG, la partnership per gli NFT

FERRARI VELAS NETWORK NFT - Negli ultimi anni, l’ascesa delle criptovalute e della tecnologia blockchain è stata inevitabile. Ottobre 2021 è stato un mese entusiasmante per tutti gli investitori in criptovalute, poiché il prezzo del bitcoin è salito alle stelle fino a 67.000 dollari, e Ethereum ha seguito rapidamente l’esempio. Tuttavia non sono solo queste le tecnologie della blockchain ad attirare interesse. Tra le altre più note ci sono gli NFT, che dall’arte allo sport stanno conquistando sempre più importanza.

La partnership tra Ferrari e Vela Network A, un futuro negli NFT

Mission Winnow ha lasciato la Ferrari ma al Cavallino non mancano di certo le possibilità di nuovi sponsor. Dopo Banco Santander è stato annunciato un nuovo Premium Partner. Si tratta di Velas Network AG, azienda leader mondiale nel settore delle blockchain e degli NFT, che ha già dimostrato di saper dare vita a creazione e integrazione di prodotti e servizi tecnologici.

A darne l'annuncio la stessa Scuderia Ferrari con le parole del team principal Mattia Binotto.

"Siamo lieti di iniziare questa collaborazione con Velas Network AG, una società che fa di innovazione e prestazione il tratto distintivo di prodotti e servizi tecnologicamente all’avanguardia: sono tutti valori che ci accomunano e che ci hanno portato a scegliere Velas come uno dei nostri Premium Partner".

A parlare dell’accordo è stato anche Farhad Shagulyamov, CEO di Velas Network AG:

"Dopo aver costruito la blockchain della prossima generazione, che dedica particolare attenzione alla prestazione e alla sostenibilità, era naturale collaborare con un’altra icona dell’eccellenza come Ferrari. Velas ha introdotto una serie di tecnologie innovative nel mondo delle blockchain e dei suoi derivati che ora saranno messe in vetrina grazie alla presenza al vertice dell’automobilismo sportivo".

Ma cosa sono gli NFT

I gettoni non fungibili (NFT – “Non Fungible Tokens”) sono beni digitali.  Rappresentano una vasta gamma di oggetti unici, tangibili e intangibili. Si va da carte sportive da collezione a beni immobili virtuali e persino scarpe da ginnastica digitali, ma anche e soprattutto arte! Le caratteristiche chiave degli NFT sono la non-interoperabilità, l’indivisibilitâ, l’indistruttibilità e la verificabilità.

Uno dei principali vantaggi di possedere un oggetto digitale da collezione rispetto a un oggetto fisico è che ogni NFT contiene informazioni distintive. Tali informazioni lo rendono diverso da qualsiasi altro NFT e facilmente verificabile. Questo rende inutile la creazione e la circolazione di falsi oggetti da collezione perché ogni oggetto può essere ricondotto all’emittente originale.LEGGI ANCHE ---> Nft e criptovalute tra NBA e calcio

Expo Dubai 2020

EXPO DUBAI -  Nonostante l’anno di ritardo ha aperto i battenti e si presenta come il primo grande evento internazionale dopo lo stop imposto dalla pandemia Expo Dubai 2020.

Expo Dubai 2020

Sono 192 i Paesi partecipanti con padiglioni ospitanti stand, installazioni ed eventi con una sola linea conduttrice “Connecting Minds, Creating the Future”. Con questo focus si vuole porre l’attenzione su tre importanti temi: opportunità, mobilità e sostenibilità. Lo scopo dell’Expo non è solo quello di mostrare bellezze architettoniche, ma di portare organizzatori e visitatori a riflettere su problemi importanti e a studiare insieme le possibili soluzioni.

È il primo grande evento internazionale a svolgersi nel periodo pandemico, ma i riconoscimenti da elogiare sono ben altri. Si tratta infatti della più grande Esposizione Universale realizzata fino ad ora e la prima a svolgersi nella regione ME.NA.SA (Medio Oriente, Nord Africa e Asia meridionale).

Padiglione Italia

Molto forte è il tema di economia circolare e sostenibilità sviluppato con e all’interno del Padiglione Italia. Terna, Maserati e Lavazza sono solo alcune delle aziende che hanno voluto portare le loro installazioni sostenibili a Expo Dubai, ospiti del Padiglione Italia realizzato da Italo Rota, Carlo Ratti, Matteo Gatto e F&M Ingegneria.

Terna 

Già di per sé il Padiglione Italia rispetta tutti i principi base che Expo Dubai vuole promuovere, con i suoi 3 scafi tetto, gli intonaci in gomene e le alghe cattura co2.  Ma ciò non basta e grande peso e rilevanza hanno i progetti che vi sono presentati. Stiamo parlando ad esempio dell'installazione Terna "Driving Energy”. Si tratta di un’opera d’arte dell’artista Marianna Masciolini che rappresenta sotto tre forme differenti i concetti di sostenibilità, innovazione e digitalizzazione. Si tratta di un progetto realizzato per sensibilizzare i temi che i grandi del pianeta dovranno affrontare alla COP26. Il progetto è costituito da una rete che si estende per tutto il Padiglione Italia e guida il visitatore lungo il tour al suo interno, metafora della rete elettrica che porta luce nelle nostre case.

Lavazza

Da non perdersi è anche il progetto portato avanti da Lavazza che ha pensato di decorare i soffitti del padiglioni con liane a cui sono appese milioni di tazzi. Al centro si trova però una riproduzione gigante della Carmencita, Solar Moka, che, grazie ai raggi del caldo solo arabo, prepara un ottimo caffè che si può gustare alla caffetteria. Ma la vera innovazione sostenibile sono gli intonaci realizzati con i resti del caffè.

“Gli intonaci” - descrive Rota - “sono fatti con i resti del caffè e con la polvere delle bucce d’arancia, le pitture interne sono a base di alghe e di altri prodotti al 100% bio”.

Molti i temi su cui riflettere a Expo Dubai

A Expo Dubai si parla di sostenibilità a 360°. Fanno molto riflettere le iniziative presentate al Padiglione Donne, come il convegno dal titolo: “Noi Possiamo! Le voci delle ragazze per il loro potenziamento”. L’evento, organizzato da Save the Children, ha visto la presenza di  giovani relatrici attiviste provenienti dall’Egitto.

Anche scuola ed educazione hanno trovato il loro spazio con H-FARM MY SCHOOL e l’installazione “The Future of Education”. Si tratta di un allestimento interattivo, ospitato nel padiglione Dubai Cares. Punta a introdurre uno standard educativo rivoluzionario che mette al centro un concetto di scuola che guarda alle capacità del singolo studente.

Scopri con Hamid-Reza Khoyi il Know your client

Know your Client: di cosa si tratta?

Il Know your Client è uno strumento utilizzato per verificare l’identità di un cliente e valutare potenziali rischi o intenzioni illegali nel rapporto con il cliente. I consulenti d’investimento ad esempio lo utilizzano per accertarsi della situazione patrimoniale del proprio assistito e che questo non sia inserito nella “lista nera” o altro. Questo strumento è utile anche per i revisori di conti per i quali però assume il nome di “Understand your Business”. In generale i campi di applicazione sono molteplici.Per leggere tutto l’approfondimento, clicca qui