Oceani e ONU: stretto uno storico accordo

Il 4 marzo è stato raggiunto un importante accordo nella sede dell'ONU di New York dopo quasi vent'anni di discussioni. L'accordo riguarda la conservazione e l'uso sostenibile della biodiversità marina in aree al di fuori delle giurisdizioni nazionali, ovvero le acque oltre le 200 miglia marine dalla costa che non sono coperte dalla zona economica esclusiva degli Stati.

Cosa prevede l’accordo Onu per gli oceani

Il Trattato d’Alto Mare prevede l’assegnazione di maggiori fondi per la conservazione dell’ambiente marino e disciplina l’accesso e l’uso delle risorse marine. Ciò che rende davvero speciale questo accordo è l’obiettivo ambizioso di fare rientrare il 30% degli oceani del mondo in aree protette entro il 2030, assicurando così una maggiore protezione per le creature marine e la loro habitat. Questo accordo rappresenta un passo importante verso un futuro più sostenibile e ci incoraggia a tutti a fare la nostra parte nella protezione e conservazione del nostro pianeta blu.

Il lavoro però non è ancora finito: I Paesi aderenti dovranno riunirsi di nuovo per formalizzare l’accordo e definire le modalità di implementazione. Fortunatamente, l’UE si è già mossa per supportare l’accordo, impegnandosi ad investire ben 40 milioni di euro per garantire che gli Stati aderenti ratifichino e applichino questo importante accordo. Questo è un segnale di grande speranza e ci dà fiducia che l’accordo diventerà presto realtà, portando a un futuro più verde e sostenibile per tutti noi.

Trattato Alto Mare per rispettare l’Agenda 20230

Questo accordo è fondamentale per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 e del Quadro globale per la biodiversità di Kunming-Montreal, che prevede di proteggere un terzo della biodiversità mondiale, sia sulla terra che in mare, entro il 2030. Firmato durante la COP15 a Montreal lo scorso dicembre, l’accordo di Kunming-Montreal mira a proteggere il 30% della biodiversità del nostro pianeta e a ripristinare il 30% degli ecosistemi marini e terrestri, con l’obiettivo di fermare la distruzione degli ecosistemi entro la metà del secolo.

Expo Dubai 2020

EXPO DUBAI -  Nonostante l’anno di ritardo ha aperto i battenti e si presenta come il primo grande evento internazionale dopo lo stop imposto dalla pandemia Expo Dubai 2020.

Expo Dubai 2020

Sono 192 i Paesi partecipanti con padiglioni ospitanti stand, installazioni ed eventi con una sola linea conduttrice “Connecting Minds, Creating the Future”. Con questo focus si vuole porre l’attenzione su tre importanti temi: opportunità, mobilità e sostenibilità. Lo scopo dell’Expo non è solo quello di mostrare bellezze architettoniche, ma di portare organizzatori e visitatori a riflettere su problemi importanti e a studiare insieme le possibili soluzioni.

È il primo grande evento internazionale a svolgersi nel periodo pandemico, ma i riconoscimenti da elogiare sono ben altri. Si tratta infatti della più grande Esposizione Universale realizzata fino ad ora e la prima a svolgersi nella regione ME.NA.SA (Medio Oriente, Nord Africa e Asia meridionale).

Padiglione Italia

Molto forte è il tema di economia circolare e sostenibilità sviluppato con e all’interno del Padiglione Italia. Terna, Maserati e Lavazza sono solo alcune delle aziende che hanno voluto portare le loro installazioni sostenibili a Expo Dubai, ospiti del Padiglione Italia realizzato da Italo Rota, Carlo Ratti, Matteo Gatto e F&M Ingegneria.

Terna 

Già di per sé il Padiglione Italia rispetta tutti i principi base che Expo Dubai vuole promuovere, con i suoi 3 scafi tetto, gli intonaci in gomene e le alghe cattura co2.  Ma ciò non basta e grande peso e rilevanza hanno i progetti che vi sono presentati. Stiamo parlando ad esempio dell'installazione Terna "Driving Energy”. Si tratta di un’opera d’arte dell’artista Marianna Masciolini che rappresenta sotto tre forme differenti i concetti di sostenibilità, innovazione e digitalizzazione. Si tratta di un progetto realizzato per sensibilizzare i temi che i grandi del pianeta dovranno affrontare alla COP26. Il progetto è costituito da una rete che si estende per tutto il Padiglione Italia e guida il visitatore lungo il tour al suo interno, metafora della rete elettrica che porta luce nelle nostre case.

Lavazza

Da non perdersi è anche il progetto portato avanti da Lavazza che ha pensato di decorare i soffitti del padiglioni con liane a cui sono appese milioni di tazzi. Al centro si trova però una riproduzione gigante della Carmencita, Solar Moka, che, grazie ai raggi del caldo solo arabo, prepara un ottimo caffè che si può gustare alla caffetteria. Ma la vera innovazione sostenibile sono gli intonaci realizzati con i resti del caffè.

“Gli intonaci” - descrive Rota - “sono fatti con i resti del caffè e con la polvere delle bucce d’arancia, le pitture interne sono a base di alghe e di altri prodotti al 100% bio”.

Molti i temi su cui riflettere a Expo Dubai

A Expo Dubai si parla di sostenibilità a 360°. Fanno molto riflettere le iniziative presentate al Padiglione Donne, come il convegno dal titolo: “Noi Possiamo! Le voci delle ragazze per il loro potenziamento”. L’evento, organizzato da Save the Children, ha visto la presenza di  giovani relatrici attiviste provenienti dall’Egitto.

Anche scuola ed educazione hanno trovato il loro spazio con H-FARM MY SCHOOL e l’installazione “The Future of Education”. Si tratta di un allestimento interattivo, ospitato nel padiglione Dubai Cares. Punta a introdurre uno standard educativo rivoluzionario che mette al centro un concetto di scuola che guarda alle capacità del singolo studente.

Il fenomeno dello sbiancamento dei coralli

SBIANCAMENTO CORALLI - Uno studio condotto dal team di Terry Hughes, professore all'ARC Centre of Excellence for Coral Reef Studies della James Cook University, ha evidenziato il verificarsi del terzo caso di sbiancamento della Grande Barriera Corallina. Ma in cosa consiste il fenomeno dello sbiancamento dei coralli e quali sono le cause?

Lo sbiancamento dei coralli

I cambiamenti climatici stanno influenzando il nostro Pianeta sotto più punti di vista. A farne le spese e a sentirne maggiormente il peso al momento è la biodiversità e tutte le specie che abitano questa Terra. Tra questi ci sono i coralli. Nella Grande Barriera Corallina, al largo dell’oceano australiano sono sempre più soggetti al fenomeno dello sbiancamento.

I coralli, a causa dell’alta temperatura anomala delle acque, rilasciano le zooxanthellae, alghe unicellulari che vivono in simbiosi con i coralli. Queste alghe sono le responsabili del 90% della fornitura di energia necessaria ai coralli per vivere e sono anche il motivo dei loro colori vivaci.

La causa dello sbiancamento dei coralli non è solo lo shock termico ma anche l'aumento del tasso di acidità degli oceani. Il fenomeno è reversibile fino a quando i coralli continuano a presentare percentuali di zooxanthellae. Nel momento in cui le avranno eliminate dal loro organismo tutte non potremo più tornare indietro. Lo studio condotto dalla James Cook University, ha però evidenziato come i tempi di guarigione si stiano sempre più allungando e come i coralli facciano sempre più fatica a tornare alla loro vita.L’importanza dei coralli

Il voler salvare i coralli e le più famose Barriere Coralline a molti può sembrare solo un atto per non perdere uno spettacolo magnifico. Dietro in realtà c’è molto di più. Infatti i coralli permettono di salvaguardare la biodiversità marina e costituiscono una barriera naturale contro i principali fenomeni atmosferici che possono colpire le coste.

Senza coralli le popolazioni costiere sarebbero sempre più soggette a fenomeni come tsunami ed erosione. Per non parlare delle attività economiche che vi sono legate.

Idee tampone per lo sbiancamento dei coralli

“Non possiamo rendere le barriere a prova di riscaldamento globale” afferma Hughes.

Però in Australia si stanno cercando di applicare alcune soluzioni. La lista delle idee possibili vedeva inizialmente 160 opzioni, di queste ne sono state selezionate 43. Con la Grande Barriera Corallina ne stanno provando una dal nome “cloud brightening”. Si tratta di nebulizzare in aria migliaia di miliardi di nano cristalli di sali marini da una chiatta. Le particelle lanciate in aria si mescolano con le nuvole basse e permettono loro di riflettere più luce solare del normale. Così facendo si costruisce una specie di schermatura dai raggi solari verso l’acqua e quindi verso i coralli e le specie marine sottostanti.Il lavoro della Cop 26 contro i cambiamenti climatici 

Hamid-Reza Khoyi introduce il Greenwashing

Il greenwashing

HAMID-REZA KHOYI GREENWASHING -Per greenwashing si intende “essere verdi di facciata” ovvero dichiarare di essere un’azienda sostenibile, ecologicamente all’avanguardia, ma non esserlo con i fatti. Le imprese sono portate a farlo per accattivarsi un mercato che è sempre più sensibile al tema della sostenibilità, ma è ancora troppo poco informato. Comunicare di essere un’azienda green affascina il cliente e quindi permette di massimizzare i profitti.

Investire in adeguamenti eco-sostenibili è costoso e ancora non porta a riscontri economici adeguati, quindi praticare il greenwashing rientra in abili questioni di marketing. Purtroppo i consumatori hanno estrema difficoltà a difendersi da questi inganni. L’unico strumento a loro disposizione oggi è quello dell’informazione, ovvero fare ricerche accurate, anche sul web, sull’azienda da cui si vuole acquistare per capire se applicano o meno ciò che affermano.Per concludere la lettura e saperne di più, clicca qui

Le azioni dello Sport per la sostenibilità

SPORT SOSTENIBILITÀ - “I valori dello sport sono valori di universalità e armonia”, ha dichiarato Audrey Azoulay, direttore generale dell'Unesco, “si basa sui concetti di rispetto, comprensione, integrazione e dialogo, e contribuisce allo sviluppo e alla realizzazione degli individui senza distinzione di età, sesso, origini, credenze e opinioni. Lo sport è un forum unico per l'azione e la riflessione per trasformare le nostre società". Lo sport è stato inserito anche nell'Agenda 2030 dell’Onu, come strumento per raggiungere gli obiettivi per una maggiore sostenibilità. Ma i vertici dello sport cosa stanno facendo per la sostenibilita?

Speciale Sky su sport e sostenibilità 

Quando si parla di sostenibilità ci si riferisce a tutte quelle azioni che permettono di mettere in atto azioni volte a migliorare la situazione del nostro pianeta e dei suoi singoli abitanti. In questi giorni tra lo “Youth4Climate: Driving Ambition” e la “Cop26”, Sky ha organizzato uno speciali in cui sono intervenuti Michele Uva, Football & Social Responsibility director UEFA e Stefano Domenicali, Presidente e CEO di Formula 1.

I due ospiti hanno espresso quelle che non le iniziative dei rispettivi sport che rappresentano in tema di sostenibilità. Da parte sua, i padroni di casa si Sky, stanno portando avanti il progetto Sky Zero, ovvero la campagna per divenire la “prima net zero carbon media company in Europa entro il 2030”. Per raggiungere questo obiettivo l’emittente punta a ridurre del 50% le emissioni generate sia internamente che relativamente ai fornitori a cui si appoggia. Inoltre si impegna a mettere in atto altre campagne attive e di sensibilizzazione per cercare di porre rimedio, piantando alberi ad esempio, laddove non si può ancora ridurre le emissioni.

Sostenibilità e calcio

Le parole di Michele Uva:

“È impossibile che ci sia una sola entità che possa risolvere il problema della sostenibilità nello sport e in qualunque altro settore. Ma la somma di un miliardo e mezzo di piccoli gesti può fare la differenza. Però serve anche una strategia.

Il calcio è una grande piattaforma, come la Formula Uno, una piattaforma che raggiunge un miliardo e mezzo di persone. Non è facile percepire l’urgenza perché i tifosi sono focalizzati in quei 90’. Ma quello che sta intorno alla partita è indubbiamente legato all’ambiente. Lo stadio è un centro di grande attenzione verso il clima, parlo del riciclo dei materiali, dei consumi per arrivarci, della luce, dell’utilizzo delle acque piovane, ci sono tanti fattori che, messi insieme, possono incidere. Bisogna lavorare su quello. Non percepiamo l’urgenza, ma percepiamo il dovere di occuparci di queste cose.

Abbiamo identificato nella nuova strategia che stiamo approntando e che sarà approvata a dicembre, 4 grandi temi nell’area dell’ambiente: uno è la protezione dell’ambiente con tutti i piccoli gesti o con tutte le attività; il secondo è sull’economia circolare; il terzo è la sostenibilità degli eventi, perché lo sport è fatto di eventi e non parlo solo di una partita, ma anche di un allenamento, se lo moltiplichiamo per centinaia di milioni di persone che giocano vedrete qual è l’effetto; l’ultimo è la sostenibilità degli impianti: i nuovi impianti, quelli che devono ancora nascere – quando parlo di impianto non parlo solo di stadio, ma anche di centro di allenamento, di un piccolo campetto di periferia – devono nascere tutti seguendo dei nuovi criteri.

Stiamo studiando questi quattro temi con azioni concrete perché altrimenti alla fine rimaniamo solo nella fascia del “si può fare”. In realtà lo vogliamo fare, sappiamo che poi la UEFA ha una ricaduta su 55 Federazioni, che hanno una ricaduta su centinaia di migliaia di Club e su milioni di giocatori. Sono 92 milioni le persone che ogni settimana giocano a calcio in Europa.”

L’impegno della Formula 1 per uno sport più sostenibile che sia da esempio

La f1 si è impegnata a creare in laboratorio un carburante al 100% sostenibile che garantisce meno emissioni, stessa potenza e più efficienza. Questo perché entro il 2030 le previsioni indicano che ci saranno in circolazione 1.8 milioni di veicolo di cui solo l’8% elettrico. Inoltre anche i mezzi pesanti, le navi e i mezzi aerei hanno bisogno di una soluzione ecosostenibile. Per questo la F1 si sta impegnando a fare da apripista ad un modo di circolare più sostenibile, fornendo un carburante che possa andar bene per tutti i mezzi di trasporto in tutto il mondo.

Stefano Domenicali, ospite Sky ha ampliato il discorso di sport e sostenibilità.

“La Formula Uno ha sempre avuto la bellezza di essere al centro dello sviluppo tecnologico su tutti i fronti. In questo momento in cui i temi che stiamo affrontando sono nell’interesse di tutti e sono nella lista di priorità, abbiamo trovato un terreno fertilissimo perché noi coinvolgiamo aziende che sono leader nel mondo di tutti i settori e quindi questo faciliterà il raggiungimento degli obiettivi che ci siamo dati.

Abbiamo l’obbligo, utilizzando un altoparlante diretto e indiretto, di diventare responsabili e moltiplicare questo effetto visto i contatti che possiamo portare.

Se parliamo di obiettivi a medio termine, noi abbiamo l’obbligo e l’impegno di arrivare al carbon net zero nel 2030, quindi come industria questo è qualcosa su cui ci siamo impegnati e stiamo facendo tutto affinché questo venga rispettato e impostato già da adesso. Per quanto riguarda i nuovi regolamenti, la parte centrale è quella di aver già deciso che la nuova Power Unit del futuro sarà un motore ibrido con l’utilizzo di benzine sostenibili. Per noi questa è una grandissima scelta di coerenza rispetto a chi ha la Formula Uno.

Poi, ci sono altri aspetti altrettanto importanti, ad esempio abbiamo – e il tutto viene contrattualizzato ovviamente con i nostri promotori – il fatto di vedere come da qui al 2030, tutta l’impiantistica vada in questa direzione. Come sappiamo, quando parliamo di gestione di eventi in ambiti come quelli degli stadi o dei circuiti di Formula Uno, abbiamo una serie di strutture che consumano. Sotto questo profilo, abbiamo preso degli impegni con i promotori per andare in questa direzione. Siamo già partiti, abbiamo degli impianti, possiamo già anticipare che ad esempio il Bahrain il prossimo anno ha già lanciato che tutta l’energia che utilizzeranno per alimentare il consumo per le strutture verrà fatto con l’energia solare.

Questi sono impegni veri, fatti, non parole. Noi siamo partiti già da quest’anno con la riduzione dell’utilizzo quotidiano della plastica, la plastica monouso non è più nel paddock, così non sarà più utilizzata dagli spettatori che arrivano e consumano all’interno delle nostre strutture. Suv tra i ghiacci per sensibilizzare ai cambiamenti climatici

I porti scelgono l'idrogeno verde

IDROGENO VERDE PORTI ITALIANI - Gli eventi catastrofici degli ultimi anni hanno portato sempre più persone a sensibilizzarsi al tema dello sviluppo sostenibile. Anche le stesse organizzazioni, statali e non, non sono rimaste impassibili e stanno cominciando a imporre le prima manovre in campo ecologico, capendo sempre più quanto sia primario questo tema.

Decarbonizzazione dei porti

In tutto il mondo e in tutti i settori si stanno cercando metodi e soluzioni per ridurre le emissioni di CO2. Il settore portuario non è da meno. Un esempio è la città di La Spezia in cui è stato firmato un accordo tra Mario Sommariva, presidente dell'Autorità di Sistema Portuale, Enel e Snam. I due protocolli hanno lo scopo di favorire la decarbonizzazione e transizione energetica.

In occasione dell’accordo Sommariva ha affermato:

"Siamo in una fase storica nuova, in cui la necessità di politiche di sostenibilità ambientale è ormai profonda e diffusa - ha detto Sommariva -. Il porto della Spezia vuole diventare un polo dell'innovazione in materia di sostenibilità ambientale. È tutto il sistema porto che deve cambiare pelle. Minori consumi per illuminazione di aree esterne ed edifici, navi a GNL, banchine elettrificate, automezzi, macchine operatrici e gru elettriche e, da subito, progetti pilota per l'uso dell'idrogeno che va chiaramente individuato come obiettivo di fondo. È importante privilegiare le fonti rinnovabili guardando in modo complementare al GNL ed all'elettricità. Il porto resterà un sistema energivoro ma l'energia che si consumerà dovrà essere pulita".

Luigi Merlo e la proposta dell’idrogeno verde per i porti italiani

Dello stesso avviso è Luigi Merlo, Vicepresidente di Conftrasporto e Presidente di Federlogistica. In un convegno tenutosi a Lerici ha parlato dell’importante tema della riconversione a scopi logistico-energetici delle aree dismesse in prossimità dei porti. Le sue idee si ispirano alla riconversione all'idrogeno verde che si sta attuando nei porti di Civitavecchia e Trieste.

“Sul futuro delle aree Enel bisognerebbe elevare il livello della discussione e della progettualità a La Spezia, uscire dall'angolo e del chiacchiericcio per capire quale ruolo, il golfo e la città possono avere. In questo momento mi sembra che questo respiro che stia

mancando. Ai vertici mi sono permesso di consigliare di lavorare con una interlocuzione locale e di non proiettare progetti e situazioni in contesti particolare. Con l'accelerazione sulla questione Vallegrande - determinata dallo stop al carbone a fine 2021 - si dovrebbe ragionare su alcuni aspetti. Porti come Civitavecchia e Trieste stanno lavorando a progetti legati all'idrogeno. E per produrre idrogeno verde occorrono grandissimi spazi. Alla Spezia, ad esempio, quell'area potrebbe essere dedicata all'idrogeno verde. Così come una parte alla logistica distributiva. Bisogna poi tenere conto che di qui a qualche mese molte produzioni, specialmente più avanzate, rientreranno nel nostro Paese e avranno bisogno di spazi, per attività mi auguro non inquinanti e altamente professionali. Molte di queste produzioni chiedono di avere vicino un porto.”

Stella Vita, un camper solare energeticamente autosufficiente

STELLA VITA - Il futuro sta nelle energie rinnovabili e nella ricerca di un modo per rendere il loro utilizzo veloce ed efficiente. Pensavamo di essere ancora lontani dal pensare di poter giungere ad una decarbonizzazione completa, visto che l’impiego di energie rinnovabili non copre i bisogni delle grandi infrastrutture. Dei ragazzi della Eindhoven University of Technology, Olanda, ci stanno smentendo, con il progetto Stella Vita

I veicoli Stella del Solar Team

Dai Paesi Bassi, più precisamente dalla Eindhoven University of Technology, arriva Stella Vita, un camper energeticamente autosufficiente. I 22 giovani studenti del gruppo Solar Team Eindhoven hanno presentato la prima “casa mobile” alimentata grazie ad un sistema di pannelli solari. Il team non è nuovo a questo tipo di progetti. La loro esperienza parte con Stella, la prima auto da corsa solare per famiglie realizzata nel 2013. Ma all’appello ci sono anche Stella Lux, Stella Vie e Stella Era. Tutti questi veicoli sono stati anche vincitori si esclusivi premi al World Solar Challenge in Australia. Tra questi mezzi quello che più ha portato al successo il Solar Team, prima di Stella Vita, è stato Stella Lux, perchè capace di ricaricare altri veicoli grazie all’energia in eccesso che riesce a produrre.

Il progetto Stella Vita

Il camper Stella Vita è dotato di una carrozzeria che coniuga estetica ed efficienza grazie all'aspetto contemporaneamente moderno e aerodinamico. Il tetto e gli elementi laterali estensibili sono ricoperti da pannelli solari, fornitori dell’energia che alimenta tutta le componenti del camper. Il tetto inoltre ha la possibilità di sollevarsi a soffietto così da potersi godere interamente il comfort degli interni e usufruire i pannelli solari aggiuntivi.

“Per l’uso quotidiano è stato progettato un interno confortevole, ma il più leggero ed efficiente possibile”.

Dichiarano i membri del team elencando poi gli elementi interni: un letto, un frigo, un bagno, un divano e un angola cottura, oltre alla postazione di guida. Proprio il guidatore, grazie al sistema di infotainment sul display, è costantemente informato sui livelli di consumo di energia.

I circa 17.5 metri quadri di pannelli solari producono l’energia necessaria ad un motore elettrico alimentato da una batteria agli ioni di litio da 60 kWh e tutti gli altri elementi del camper, come angolo cottura, illuminazione, tv e frigo. Nelle giornate di sole Stella Vita può percorrere fino a 730 km toccando punte di velocità vicino ai 120 km/h. In caso di mancanza di sole o esaurimento di energia autoprodotta nulla comunque toglie di ricaricare il camper alle colonnine pubbliche. In condizioni normali i tempi di ricarica legati ai pannelli solari vanno dai due ai tre giorni.

Un tour fino in Spagna per dimostrare le qualità di Stella Vita

La prima presentazione di Stella Vita c’è stata a marzo davanti ad un pubblico pieno di giovani. Ma la vera dimostrazione delle prestazioni del camper il Solar Team vuole darle su strada. Per questo dal 19 settembre sono partiti per un viaggio lungo 2.363 km che partendo dall’Olanda porterà il camper a Punta de Tarifa, la località più meridionale della Spagna.COP26 e cambiamenti climatici

Energia rinnovabile: i parchi eolici

[vc_row][vc_column][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="15" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]ENERGIA RINNOVABILE - I dati riportati dall’ONU nell’ultimo report sui cambiamenti climatici mettono in evidenza la necessità di agire ancora più tempestivamente sulle emissioni di CO2. Un grande risorsa sono le energie rinnovabili e i mezzi migliori per farne uso. In Sicilia ed Emilia-Romagna prenderanno vita due nuovi parchi eolici realizzati in modo da ridurre l’impatto ambientale.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][dfd_heading subtitle="" delimiter_settings="delimiter_style:solid|delimiter_width:80|delimiter_height:1" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div" tutorials=""]

Pregi e difetti economici dell’energia rinnovabile

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Sono però somme doverose e necessarie che portano benefici diretti e indiretti alla popolazione. Si parla di vantaggi indiretti dovuti al miglioramento delle condizioni del nostro Pianeta, poiché si andrebbe a ridurre le emissioni di CO2 con la speranza di invertire la tendenza delle conseguenze dei cambiamenti climatici. I benefici diretti invece si possono individuare nei nuovi posti di lavoro che le fonti rinnovabile creano. Il Fondo Monetario Internazionale ha stimato che saranno più di 14 milioni di nuove occupazioni nel mondo, all’interno di un totale di 30 milioni dati da tutto il progetto di transizione ecologica.

Questi nuovi operatori avranno però bisogno di formazione e riqualificazione che comportano costi i quali sono però considerati all’interno dei 20 miliardi sopra citati. Per far fronte a queste spese la Commissione Europea ha dato vita al Fondo per una transizione giusta, che avrà a disposizione 19,2 miliardi di euro.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][dfd_heading subtitle="" delimiter_settings="delimiter_style:solid|delimiter_width:80|delimiter_height:1" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div" tutorials=""]

Gli investimenti di Sicilia ed Emilia-Romagna per parchi eolici

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Sicilie ed Emilia-Romagna sono due Regioni italiane che hanno già in ballo due progetti importanti in tali termini. Si tratta della realizzazione di due parchi eolici. In Sicilia prenderà vita un parco eolico da 60 Km per un costo totale di 9 miliardi di euro. Il parco avrà poi uno scopo aggiuntivo. Sarà installato al largo delle coste siciliane e sarà fornito di telecamere e radar per monitorare i cetacei, oltre ad avere strutture per ospitare gli uccelli migratori.

In Emilia-Romagna invece verrà realizzato in parco eoli sempre sulla superficie marina ma accompagnato da un pannello fotovoltaico e da elettrolizzatori con il compito di produrre idrogeno verde dall’energia rinnovabile non utilizzata. Il progetto avrà un costo totale pari a 1 miliardo di euro circa.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

I risultati del Report Onu di cui si parlerà a Cop26

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Gli avvertimenti sui cambiamenti climatici

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Gli effetti del riscaldamento si stanno sul clima che il Rapporto descrive li stiamo vedendo e subendo già oggi, ma potranno peggiorare. Si parla di incendi, alluvioni, innalzamento dei mari, aumento dell'umidità, erosione costiera, siccità o piogge troppo abbondanti e molto altro. La cosa più allarmante è che tutti questi fenomeni si manifestano sempre più frequentemente anche in luoghi dove sono altamente atipici.

I cambiamenti climatici sono influenzati sia dalle aziende che dalle scelte di ognuno di noi, ma siamo anche coloro, che insieme a tutto il resto del pianeta ne paga maggiormente le conseguenze. Una speranza ancora c’è e il Report Onu delinea anche le soluzioni che si devono mettere in atto facendo un focus regione per regione, cosa molto utile anche per la COP26.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][dfd_heading subtitle="" delimiter_settings="delimiter_style:solid|delimiter_width:80|delimiter_height:1" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div" tutorials=""]

Report Onu mette pressione a la COP26

[/dfd_heading][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="15" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Il comunicato stampa che ha annunciato l’uscita del Rapporto ha voluto mandare un messaggio alla COP26:

“Forti e costanti riduzioni di emissioni di anidride carbonica (CO2) e di altri gas serra limiterebbero i cambiamenti climatici.”

Ma cosa è la COP26? È la 26esima edizione della Conferenza delle Parti, che ha preso vita nel 1995 a Berlino. Si tratta dell'incontro annuale dei 154 Paesi che nel 1992 hanno firmato, a Rio, la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC). Nel corso degli anni la Cop ha permesso di raggiungere risultati importanti come il protocollo di Kyoto e l’accordo di Parigi.

Questa edizione si terrà un pre-incontro a Milano dal 28 settembre al 2 ottobre composto da tavole rotonde, dibattiti ed intrattenimento. Sono stati invitati anche 400 giovani che comporranno il Youth4Climate Driving Ambition, con il compito di mettere insieme idee da portare poi a Glasgow dal 1 al 12 novembre 2021. Infatti sarà proprio in questa occasione che si riuniranno 30.000 delegati, tra cui Capi di Stato, esperti climatici e attivisti, per concordare un piano d’azione coordinato per affrontare il cambiamento climatico.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" delimiter_settings="delimiter_style:solid|delimiter_width:80|delimiter_height:1" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div" tutorials=""]

Il Report Onu e la COP26 infondono speranza

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="15" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Il lavoro che il Report Onu e la COP26 faranno nei prossimi mesi è essenziale, ma anche noi dobbiamo esserlo. La transizione ecologica deve partire dall’alto, ma deve essere una priorità per ognuno di noi. Le conseguenze delle azioni passate stanno diventando accelerando ogni giorno, ma con operazioni mirate e su larga scala, se agiamo subito, potremo arginarle. Non dobbiamo però farci scoraggiare se i risultati non arriveranno subito perchè per invertire la tendenza ci vorrà del tempo, l’importante è continuare a perseguire l'obiettivo.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="15" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Extreme E, un campionato automobilistico per sensibilizzare ai cambiamenti climatici

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Extreme E, la sfida tra i ghiacciai della Groenlandia

[vc_row][vc_column][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="15" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]EXTREME E - I cambiamenti climatici sono una realtà che non possiamo più ignorare. Per fortuna esistono menti brillanti come quella di Alejandro Agag che riescono a dar vita a progetti che coniugano utile e dilettevole. Dalla sue idee sono scaturite la Formula E ed Extreme E. Questo ultimo è un progetto che mette in piazza SUV elettrici altamente competitivi che si sfidano in gare automobilistiche in luoghi emblematici per le conseguenze dei cambiamenti climatici.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][dfd_heading subtitle="" delimiter_settings="delimiter_style:solid|delimiter_width:80|delimiter_height:1" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Il progetto Extreme E 

[/dfd_heading][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="15" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Extreme E è un campionato automobilistico che ha preso vita per volere della FIA (Federazione Internazionale dell’Automobilismo). A gareggiare tra loro sono SUV elettrici uguali per tutti i team in gara. Ad essere eccezionali sono le motivazioni di tale competizioni e i luoghi in cui si svolgono le corse. L'Extreme E è infatti il primo sport nato per sensibilizzare su e combattere la crisi climatica. L'obiettivo della serie è quello di utilizzare le corse fra auto elettriche per mettere in risalto ambienti remoti a rischio per i cambiamenti climatici. La spinta deve essere quella di incoraggiare tutti noi ad intraprendere azioni positive per proteggere il futuro del nostro pianeta.

Questo tipo di iniziativa potrebbe sembrare un controsenso dal momento che il 30% delle emissioni di CO2 del pianeta proviene dai trasporti, e le protagoniste di queste gare sono proprio delle auto che girano per tutto il mondo. In realtà Extreme E esiste per mostrare le prestazioni che hanno i veicoli elettrici. Per raggiungere questo obiettivo si utilizza il potente mix di azione sportiva emozionante, formazione scientifica e storytelling.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][dfd_heading subtitle="" delimiter_settings="delimiter_style:solid|delimiter_width:80|delimiter_height:1" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

La prima gara automobilistica della Groenlandia 

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“La Groenlandia è un posto incredibile e sono felice di organizzare il primo evento di motorsport del Paese. La squadra che ha lavorato dietro le quinte per far sì che questo si realizzasse, nel remoto Artico, è stata eccezionale. - ha affermato Alejandro Agag, fondatore e Ceo di Extreme E - Vogliamo evidenziare la situazione dell’isola del Mar Artico e affrontare argomenti come lo scioglimento del ghiaccio e l’innalzamento del livello del mare. Credo siamo davanti a un punto di svolta nella crisi climatica”.

Queste sono le motivazioni che hanno portato Extreme E a sbarcare il Groenlandia. La regione del Mar Artico ha ospitato per la prima volta una corsa automobilistica. All’interno del week-end di gara ci sarà tempo per divertirsi vedendo sfrecciare i formidabili SUV elettrici e sensibilizzarsi. La pista su cui si è corso era infatti in precedenza un ghiacciaio andato poi a sciogliersi e scomparire.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" delimiter_settings="delimiter_style:solid|delimiter_width:80|delimiter_height:1" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Le terre toccate da Extreme E

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="15" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Il progetto di Extreme E cerca di coniugare divertimento e dovere in un unico luogo. Esplorare con mezzi ad alta velocità ed ecosostenibili posti mozzafiato ne esalta la bellezza e l’importanza che non vadano perduti. Prima della Groenlandia, al fine di sensibilizzare sull'innalzamento dei mari, i 9 team si erano sfidati ad Alula in Arabia Saudita. Qui era importante portare alla luce il problema della desertificazione. C’era stata la possibilità di correre in Amazzonia per riflettere sulla deboschizzazione del nostro Polmone, ma alla fine si è volati in Sardegna per acuire l’attenzione sui problemi che i cambiamenti climatici comportano alle isole.

Questo tipo di progetti ha come unico scopo metterci davanti all’evidenza che è possibile fare qualcosa per il nostro pianeta e che noi dobbiamo essere i primi a muoverci in questa direzione. Nella vita quotidiano solo molte le scelte, anche piccole, utili e necessarie che possiamo adottare.

 

Visita il sito di Estreme E e scopri le loro iniziative

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