I porti scelgono l'idrogeno verde

IDROGENO VERDE PORTI ITALIANI - Gli eventi catastrofici degli ultimi anni hanno portato sempre più persone a sensibilizzarsi al tema dello sviluppo sostenibile. Anche le stesse organizzazioni, statali e non, non sono rimaste impassibili e stanno cominciando a imporre le prima manovre in campo ecologico, capendo sempre più quanto sia primario questo tema.

Decarbonizzazione dei porti

In tutto il mondo e in tutti i settori si stanno cercando metodi e soluzioni per ridurre le emissioni di CO2. Il settore portuario non è da meno. Un esempio è la città di La Spezia in cui è stato firmato un accordo tra Mario Sommariva, presidente dell'Autorità di Sistema Portuale, Enel e Snam. I due protocolli hanno lo scopo di favorire la decarbonizzazione e transizione energetica.

In occasione dell’accordo Sommariva ha affermato:

"Siamo in una fase storica nuova, in cui la necessità di politiche di sostenibilità ambientale è ormai profonda e diffusa - ha detto Sommariva -. Il porto della Spezia vuole diventare un polo dell'innovazione in materia di sostenibilità ambientale. È tutto il sistema porto che deve cambiare pelle. Minori consumi per illuminazione di aree esterne ed edifici, navi a GNL, banchine elettrificate, automezzi, macchine operatrici e gru elettriche e, da subito, progetti pilota per l'uso dell'idrogeno che va chiaramente individuato come obiettivo di fondo. È importante privilegiare le fonti rinnovabili guardando in modo complementare al GNL ed all'elettricità. Il porto resterà un sistema energivoro ma l'energia che si consumerà dovrà essere pulita".

Luigi Merlo e la proposta dell’idrogeno verde per i porti italiani

Dello stesso avviso è Luigi Merlo, Vicepresidente di Conftrasporto e Presidente di Federlogistica. In un convegno tenutosi a Lerici ha parlato dell’importante tema della riconversione a scopi logistico-energetici delle aree dismesse in prossimità dei porti. Le sue idee si ispirano alla riconversione all'idrogeno verde che si sta attuando nei porti di Civitavecchia e Trieste.

“Sul futuro delle aree Enel bisognerebbe elevare il livello della discussione e della progettualità a La Spezia, uscire dall'angolo e del chiacchiericcio per capire quale ruolo, il golfo e la città possono avere. In questo momento mi sembra che questo respiro che stia

mancando. Ai vertici mi sono permesso di consigliare di lavorare con una interlocuzione locale e di non proiettare progetti e situazioni in contesti particolare. Con l'accelerazione sulla questione Vallegrande - determinata dallo stop al carbone a fine 2021 - si dovrebbe ragionare su alcuni aspetti. Porti come Civitavecchia e Trieste stanno lavorando a progetti legati all'idrogeno. E per produrre idrogeno verde occorrono grandissimi spazi. Alla Spezia, ad esempio, quell'area potrebbe essere dedicata all'idrogeno verde. Così come una parte alla logistica distributiva. Bisogna poi tenere conto che di qui a qualche mese molte produzioni, specialmente più avanzate, rientreranno nel nostro Paese e avranno bisogno di spazi, per attività mi auguro non inquinanti e altamente professionali. Molte di queste produzioni chiedono di avere vicino un porto.”

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